Oggi abbiamo il piacere di fare due chiacchiere con Federico Peloso. Runner, allenatore e appassionato di sport a 360°.
La sua storia è fatta di passaggi inaspettati: dalla strada e trail alla pista, dalla gara al cronometro, sempre con la stessa passione per la corsa. Lo abbiamo incontrato per parlare di atletica, allenamento, futuro del mezzofondo… e anche di scarpe.
1. La corsa e il percorso personale
Ciao Federico, un piacere averti con noi. Come è iniziato il tuo rapporto con la corsa?
Ciao ragazzi, piacere mio nel ricevere la possibilità di raccontarmi e parlare di atletica. Muovermi e tenermi in forma è sempre stata una cosa naturale nella mia vita. Iniziando dalle prime partitelle di calcio con gli amici nei prati e all’oratorio, passando per 10 anni di pallavolo e 2 anni di rugby.
Non posso dimenticare i 3 anni delle scuole medie, dove il Professor Icardi mi ha insegnato a correre, saltare e lanciare, ottenendo buoni risultati ai campionati regionali studenteschi. Qualche anno dopo la fine del mio percorso, lo stesso professore ha dato vita all’ Atletica Strambino, dove attualmente seguo il mezzofondo prolungato.
Circa 9 anni fa ho conosciuto la mia attuale compagna che in quel periodo stava preparando la maratona di Berlino. Mi ha chiesto di accompagnarla per qualche allenamento, ho accettato, e da li per 8 anni le scarpette e l’orologio hanno fatto parte della mia vita per 5 / 6 giorni a settimana.


Oggi molti atleti passano dalla pista alla strada o al trail running. Tu, invece, hai fatto il contrario. Ci spieghi questo passaggio?
Abito a Romano Canavese, piccolo paesino nelle campagne torinesi. Correre nei boschi viene facile, basta uscire di casa e scegliere da che parte andare. All’inizio ho fatto qualche trail, ma quando sono andato in pista per chiedere ad Edoardo Errico di allenarmi, sono rimasto affascinato da quello che il piccolo anello da 200 mt mi ha trasmesso (a Strambino abbiamo il pistino). Tecnica, ripetute, pliometria, policoncorrenza e soprattutto la precisione e la crudeltà del cronometro.
Mi piaceva stare li, a girare e vedere che ogni giro era il più preciso e veloce possibile! Ho iniziato a fare gare su strada e a buttarmi nella mischia dei giovani pistaioli, mi piace la performace!
Poi sei diventato allenatore, concentrandoti soprattutto sulla corsa su pista — anche se non solo. Hai subito il fascino dell’anello rosso?
Si come dicevo prima la pista mi ha stregato! Dal pistino di Strambino alle piste indoor di Padova e Ancona passando per gli anelli da 400 che si trovano in giro per il Piemonte e non solo. Ma rimane sempre il piacere di correre per le strade bianche e i boschi accanto a casa.
2. Allenamento, principi e consigli
Se dovessi descrivere in poche righe gli allenamenti e i programmi che fai seguire ai tuoi atleti, cosa ci diresti?
Gli atleti giovani spesso vanno spronati a fare un volume adeguato, anche se affrontano distanze brevi. Gli atleti master al contrario, faticano a capire che non basta solo fare km ma al momento giusto serve spingere anche un bel fuori giri! Questo per dire che la programmazione personalizzata è fondamentale: ogni atleta ha il suo percorso, i suoi tempi e il suo modo di crescere.
Detto ciò, nelle piccole società non è sempre facile conciliare la personalizzazione con il numero di ragazzi, la carenza di allenatori e il poco tempo a disposizione. A volte bisogna trovare compromessi intelligenti, organizzando sedute comuni con obiettivi differenziati o adattando i lavori in base al livello.
In ogni caso, la forza del gruppo resta un elemento chiave: l’allenamento condiviso, la sana competizione e il senso di appartenenza aiutano tutti a migliorare, alzando il livello medio e mantenendo alta la motivazione. In tutti i miei programmi inserisco delle sessioni di forza/rinforzo muscolare; concordo con l’utilizzo di pesi e bilancieri: un gran motore, se non è supportato da un telaio adeguato porta solo a rotture.


Quali sono, secondo te, tre principi fondamentali per un atleta adulto?
1 – CORRI
2 – CORRI
3 – RIPOSATI
Questa tripletta vale per Amatori e Amatori evoluti. Se vuoi definirti atleta devi imparare a rispettare i tempi di allenamento e i tempi di riposo, sia a livello di tempi che scorrono sul cronometro sia di tempistiche giornaliere/settimanali. Non devi lasciare nulla al caso: proprio perchè sei adulto, amatore e non professionista, devi capire che unire allenamenti a vita privata è molto difficile.
E invece per un giovane che si avvicina al mezzofondo, quali sono i capisaldi?
1 – CORRI – DIVERTITI
2 – CORRI – SOFFRI – DIVERTITI
3 – CORRI – RIPOSATI – STAI IN GRUPPO CON AMICI E COMPAGNI
Bisogna ritrovare la voglia di uscire per strada, andare al campo ed essere felici di vivere a pieno le ore di allenamento.
Che consiglio daresti a un ragazzo che pratica atletica?
In primis di divertirsi e di non aver timore di buttarsi nella mischia! Gli lascerei anche questa frase di Maria Sharapova su cui ragionare: “Perchè lavorare sodo è la parte facile, provare ad amare la fatica quella difficile”
Se non esce dal campo 5 secondi dopo, abbiamo materiale su cui lavorare!
3. Futuro del mezzofondo, attrezzatura e musica
Come vedi il futuro del mezzofondo? Il predominio africano sembra iniziare a vacillare…
Domanda difficile…
Il predominio africano può vacillare, direi di sì, ma ci vorrà ancora del tempo. Non va dimenticato che i corridori africani hanno costruito il loro dominio grazie a un insieme di fattori ambientali e culturali: l’altitudine, l’abitudine sin da bambini a muoversi correndo, la grande tradizione sportiva che motiva intere generazioni e molto altro. Oggi però il quadro si sta evolvendo.
Il mescolarsi delle etnie e delle culture, la facilità di spostamenti, l’accesso a metodologie di allenamento e a tecnologie sempre più sofisticate portano a un livellamento verso l’alto. Questo fa sì che anche atleti degli altri quattro continenti possano esprimersi a livelli che fino a poco tempo fa sembravano irraggiungibili.
Crippa, Chiappinelli, Aouani, Battocletti sono solo alcuni degli esempi di ragazzi italiani che ci stanno facendo sognare, ma lo stesso si può dire di tanti altri atleti emergenti a livello mondiale. La professionalizzazione del settore, la maggiore attenzione a nutrizione, recupero e programmazione e parte mentale hanno reso possibile colmare in parte il gap storico. Alla base, però, resta sempre la stessa verità: “consumare le scarpe”.
Che si nasca in Africa, in Europa o in una qualsiasi altra parte del pianeta, il mezzofondo richiede disciplina, dedizione e tanti chilometri. Il futuro del mezzofondo sarà quindi più internazionale e variegato, con un confronto sempre più equilibrato, ma non meno affascinante.
Abbiamo recentemente pubblicato un articolo sulle scarpe da corsa. Ci racconti la tua opinione? Carbonio, chiodate, drop, solette, mescole…
Un bel marasma, davvero!
Il carbonio ha dato una mano enorme, soprattutto agli amatori evoluti che hanno potuto avvicinarsi a prestazioni prima abbastanza impensabili… e, diciamolo, anche a tanti fisioterapisti che hanno visto crescere il lavoro legato a infortuni da abuso o da uso improprio. Siamo passati dal predominio di pochi marchi blasonati a una vera e propria giungla di proposte, ma con un risultato positivo: tutti i brand hanno alzato il livello dei prodotti, e oggi le opzioni sono tantissime e spesso di qualità altissima.
Detto questo, la tecnologia non sostituisce l’allenamento. Bisogna rispettare i tempi, i carichi e i programmi: le scarpe sono un mezzo, non la scorciatoia. Le prestazioni si devono fare in gara, non in allenamento. Per questo è fondamentale usare scarpe adeguate al tipo di lavoro, senza traumatizzare inutilmente il fisico: niente chiodi per semplici allunghi, niente carbonio per i lenti o i medi. La regola è semplice: la scarpa giusta al momento giusto.
Chiudiamo con una canzone che non può mancare nella tua playlist per andare a correre…
Non è mia abitudine andare a corre con le cuffie o con il cellulare al braccio. Preferisco ascoltare il mio corpo e perdermi nei miei pensieri o calcoli per chiudere l’allenamento in maniera corretta. La musica ha fatto parte della mia vita per anni e chi ha scritto queste domande lo sa bene!
Arrivo dallo Ska/Punk: ritmi veloci e cattivi! In questo periodo però sto spaziando nel cantautorato Italiano di “ragazzi” più o meno della mia età. Quando fai stretching un po’ di musica ci vuole sempre, ti scrivo questo titolo:
“Il Testamento” Appino
Grazie Federico per aver condiviso con noi la tua esperienza e la tua visione così concreta e appassionata del mondo della corsa. Buona stagione… a te e a tutti gli atleti del tuo gruppo!
sei affascinato dalla pista?
I migliori runner e trail runner al mondo includono numerose sessioni di allenamento in pista nella loro programmazione annuale. Allenarsi in pista non serve solo a migliorare la tecnica di corsa o a sviluppare la velocità: è un modo per riscoprire il controllo, la precisione e la potenza di ogni passo.
Variando gli stimoli muscolari attraverso esercizi differenti, la tua preparazione risulterà più completa e ottimale. Ricorda: la pista non è solo per i velocisti. E’ il luogo dove ogni runner costruisce le proprie fondamenta!
The future is bright,
Scirocco TF
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